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DOGI DELLA REPUBBLICA DI GENOVA

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Quella del doge è stata, dal 1339 al 1797, una figura centrale del potere costituito nell’antica Repubblica di Genova. 

Al doge genovese ci si rivolgeva inizialmente col titolo di “Eccelso”, poi “Illustrissimo”, “Eccellentissimo”, ed infine, “Serenissimo Principe”, “Altezza Serenissima”.

Il primo doge (o duca sovrano e principe sovrano) fu eletto con carica perpetua nel 1339. Questa data segna l’inizio, per l’antica repubblica marinara, dell’era storica dei “dogi perpetui”.

Questo periodo si protrarrà fino al 1528 quando ne avrà inizio un secondo, detto dei “dogi biennali” (con carica elettiva della durata di due anni), che avrà termine - assieme al dogato - nel 1797 con l’avvento delle prime Campagne d’Italia di Napoleone Bonaparte e quindi con l’istituzione della Repubblica Ligure nel Primo Impero francese.

Il nostro Doge Stefano Onorato Ferretto fu Senatore nel 1685 e nel 1705 e Doge della Repubblica di Genova e Re di Corsica dal 1705 al 1707.

L’ELEZIONE

L’elezione del Doge avveniva attraverso il voto dei membri del Gran Consiglio che si radunava a Palazzo Ducale nell’omonima sala. La votazione si svolgeva a porte chiuse tramite l’estrazione di cinquanta palle dorate che erano contenute in un’urna posta di fronte al trono. Grazie ad una serie di votazioni successive, il numero dei candidati veniva ridotto fino a sei e, tra quest’ultimi, colui che avesse ottenuto il maggior numero di voti veniva eletto Doge. 

L’INCORONAZIONE

Questa solenne cerimonia si svolgeva nel giorno di sabato. Il doge, dopo aver ricevuto la benedizione da parte dell’Arcivescovo, al termine di uno sfarzoso corteo che lo conduceva dai suoi appartamenti fino alla Cattedrale, poi si trasferiva a Palazzo Ducale ( sede dei Dogi ) per procedere al giuramento. Quindi, indossate le insegne regali e la corona, saliva al trono. La cerimonia si concludeva con la consegna dello scettro.

Al termine della cerimonia tutte le campane e il campanone della torre suonavano a festa annunciando alla città l’avvenuta incoronazione. Il giorno successivo, dopo aver partecipato alla Messa Pontificale che si teneva nella Cattedrale, il Doge prendeva parte ad un sontuoso banchetto preparato in suo onore.

Dal momento dell’incoronazione il Doge non poteva più uscire dal Palazzo Ducale se non nei giorni stabiliti dal protocollo o, previo decreto del Senato, per questioni estemporanee: sopportava, insomma, nei due anni di carica, una volontaria prigionia. È dunque per questo motivo e per le sue vesti regali color porpora che il Doge viene definito Rex in purpurei, senator in Curia, captivus in urbe (Re in porpora, senatore in Curia, prigioniero in città.... anche se negli splendori di Palazzo Ducale).

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